L’immagine di Aldo Moro si frantumò, e in parte si disperse, nelle drammatiche vicende degli anni Settanta e per molti anni è rimasta pressoché inaccessibile, schiacciata dal peso della violenza che si abbatté su di lui.
Solo negli ultimi tempi è stata diffusamente avvertita la necessità di tornare a rivisitare quella figura. Decine di giovani studiosi hanno ripreso ad arare gli archivi alla ricerca di verità più profonde, in grado di spiegare un presente non privo di inquietudini, e Aldo Moro ha ricominciato a vivere, almeno nelle pagine di libri, come un riferimento essenziale del nostro recente passato.
Dal 1959, anno in cui divenne segretario della Democrazia cristiana, al 1978 Moro fu il più importante uomo politico italiano. Presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, rappresentò il paese nel mondo; ma soprattutto fu colui che maggiormente contribuì a dare forma al conflitto politico, comprendendone le ragioni profonde e prevedendone le soluzioni.
Mite e duttile nelle modalità d’incontro, ma altresì coerente nei ragionamenti e tenace nelle convinzioni, Moro fu anche altro: un intellettuale, un giurista, un credente, un fine interprete delle tensioni e delle passioni del suo tempo, un uomo del dialogo e della ragione.
È forse impossibile illustrare tutto ciò in una mostra, ma l’insieme degli indizi qui raccolti può aiutare a comprendere il singolare intrecciarsi di un destino e di una vocazione personale con le comunità con cui venne in contatto: la sua regione, il mondo cattolico, gli studi, l’insegnamento, il suo partito, la politica, il Parlamento, il paese, l’Europa, il mondo, ma anche il rapporto con i giovani, le amicizie, gli affetti.
In particolare, una mostra può aiutare a comprendere lo stile, cioè il modo originale e personale di stare al mondo che fu tipico di Moro e su questo ci siamo concentrati. Moro e, con lui, l’Italia che egli rappresentava si protendono ancora verso di noi con molteplici richiami. Assumerne consapevolezza significa poter suscitare tensioni e fermenti positivi dentro il nostro presente, attingendo a un passato che ci appartiene e che è bene non dimenticare.
La mostra è organizzata in 19 "stanze"
- La giovinezza
- La Fuci
- Gli studi giuridici
- La guerra e la Liberazione
- La famiglia
- Il professore
- La Costituente
- Il collegio elettorale
- Parlamento e partito
- Grazia e Giustizia
- Pubblica istruzione
- Verso il centrosinistra (1959-63)
- Il centrosinistra (1963-68)
- Esteri (1969-72)
- Esteri (1973-74)
- Presidenza del Consiglio (1974-76)
- Il governo di solidarietà (1976-78)
- Il rapimento e il sequestro
- L’uomo