Fin dalla scuola secondaria assiduamente dedito allo studio, si laureò nel novembre 1938, conseguendo la lode con una tesi in diritto penale su La capacità giuridica penale, e il suo relatore, Biagio Petrocelli, lo nominò assistente volontario. Negli anni seguenti pubblicò due lavori di notevole impegno, La capacità giuridica penale (Padova 1939) e La subiettivazione della norma penale (Bari 1942), con cui conseguì la libera docenza in diritto penale. Nel 1940 ebbe l’incarico di filosofia del diritto; le lezioni furono raccolte in dispense dattiloscritte (1941), poi pubblicate con il titolo Lo Stato (Padova 1943). A queste nel 1944-45 seguì una seconda raccolta dedicata a Il diritto, e ancora nel 1946-47 una nuova edizione de Lo Stato.
Sono temi generali della materia penale, riguardanti il rapporto tra lo Stato e l’autore del reato, nonché il reato nei suoi elementi essenziali, come l’altro suo volume su Unità e pluralità di reati (Padova 1947), col quale conseguì la cattedra nel 1948.
In questi studi, ha scritto Piero Craveri, «si confermano i tratti eterodossi della sua formazione cattolica rispetto a quelli abituali della coeva generazione. Tanto più forte il carattere intimistico della sua fede, volto a permeare e a costituire l’essenza stessa dell’attività sociale e politica, tanto alieno dal chiudersi in un cerchio preordinato, che la stessa dottrina sociale della Chiesa è considerata come parte di un divenire, in cui il termine “vita” ne segna la natura reale e spirituale e insieme il carattere di contemporaneità propria della storia».