Verso il centrosinistra (1959-63)

Noi guardiamo con responsabile ottimismo alle prospettive della società italiana temendo soltanto la immobilità sociale, il prevalere del bisogno di sicurezza sul desiderio del nuovo, il fatto che eccessivi contrasti sociali, di per sé ricchi di fermento e legittimi, possano tuttavia ostacolare la generale accettazione di scopi comuni accolti dall’intera comunità nazionale

Essendo maturate ampie critiche sulla segreteria di Amintore Fanfani, nel marzo 1959 Moro fu eletto segretario della Democrazia cristiana, carica che gli fu confermata nel VII congresso (Firenze, ottobre 1959) e che mantenne fino al gennaio 1964.

Il percorso verso il centrosinistra fu particolarmente tormentoso, a partire dal governo Tambroni (marzo-luglio 1960) che creò situazioni di grave tensione ma ebbe l’effetto di mostrare l’impraticabilità di una soluzione politica sostenuta dai neofascisti. L’«apertura a sinistra» fu preparata con il convegno di San Pellegrino (settembre 1961) e soprattutto con l’ottavo congresso del partito (Napoli, gennaio 1962), che confermò Moro alla segreteria con una maggioranza del 92%.

Negli stessi mesi Moro si impegnò in una serrata discussione con gli ambienti cattolici più ostili, evitando il condizionamento diretto da parte della Chiesa sulla politica italiana. Non vi furono invece obiezioni da parte statunitense riguardo a una prospettiva che si impegnava all’allargamento della partecipazione ma che teneva i comunisti nettamente fuori della maggioranza.