Personalità nota nella chiesa italiana come ex presidente della Fuci e come segretario generale (1945-46) del Movimento laureati cattolici (venne anche consultato per la stesura del «codice di Camaldoli»), nonché figura di rilievo del movimento cattolico pugliese, Moro aderì alla Democrazia cristiana nel 1945. Ancora con il sostegno degli ambienti ecclesiastici e dell’arcivescovo Mimmi, fu candidato alle elezioni del 2 giugno 1946 per l’Assemblea costituente nella circoscrizione elettorale di Bari-Foggia. Lì la Dc si affermò come il primo partito (31,8%), eleggendo 7 deputati; Moro fu il secondo degli eletti dopo Raffaele Pio Petrilli.
Membro del direttivo del gruppo parlamentare (del quale divenne vicepresidente nel 1947), Moro entrò nella Commissione per la Costituzione (detta anche Commissione dei 75), quindi nella prima sottocommissione, sui diritti e i doveri. Moro fu assiduamente presente nei lavori della Costituente e, anche in collegamento con altri deputati della sua parte (in particolare Giuseppe Dossetti), contribuì alla discussione che portò a quella «felice convergenza di posizioni» (sono sue parole) che innerva la Costituzione della Repubblica.